Primo Panciroli (Roma 1875 – Acireale 1946)

Responsive image
Il pittore Primo Panciroli

Primo Panciroli è un pittore italiano nato a Roma il 2 giugno 1875 da genitori emiliani Andrea e Poli Caterina. La sua infanzia fu triste a motivo che rimase orfano di madre all’età di sette anni. Essendo figlio di combattente delle guerra d’Indipendenza, venne iscritto all’Istituto san Michele di Roma dove ebbe occasione di studiare sotto la guida di valenti pittori tra i quali Cesare Maccari. Ammesso nell’Istituto di Arti e Mestieri e stando a contatto con artisti pittori e scultori, si distinse per le sue doti espletate nel disegno, decorazioni, tempere e affreschi.
Pur in condizioni umane disagiate eseguiva acquerelli di assoluta qualità, ma purtroppo modesto di carattere non riusciva a far parlare di sé e del suo lavoro e molte opere rimasero nell’anonimato. In seguito eseguì pitture ed affreschi su soffitti di case private fino a quando fu chiamato per decorare la navata centrale della cattedrale di Acireale (in provincia di Catania) lavori iniziati dal notissimo Giuseppe Sciuti, e che portò a termine fedelmente nel rispetto del bozzetto originario.
Durante il suo soggiorno nella cittadina siciliana conobbe Maria La Spina di Santa Venerina vicino ad Acireale con la quale si fidanzò (e che poi portò all’altare il 9 aprile 1912). Quando il parroco della cittadina etnea lo chiamò a decorare il transetto e l’abside della chiesa del Sacro Cuore accettò con entusiasmo.
Sue opere si trovano soprattutto in Sicilia dove ebbe una certa notorietà (Acireale, Santa Venerina, Fiumefreddo, Ragusa, Val di Noto). In Italia a Roma, Siena, Venezia, Livorno, Levico e Ravenna. A Levico Terme, affresca e decora due palazzi: la palazzina dell’Ing. Emilio Paor e il palazzo della Banca Cooperativa. Produsse lavori anche all’estero a Pietroburgo e in particolare sono sue le decorazioni della Chiesa Copta a Il Cairo in Egitto.
È curioso il fatto che un artista operante quasi esclusivamente al sud, in particolare in Sicilia e in Calabria, sia capitato in Trentino in mezzo alle Alpi e oltre che a Levico, proprio a Tuenetto. Di Primo Panciroli s’è rilevata anche questa nota «Pittore di professione a Roma, restaurò gli affreschi del Baroni nella chiesa di Sacco e nel 1900 dipinse due affreschi che sono sulle case operaie di Pietrastretta a Trento».
Primo Panciroli morì ad Acireale il 13 settembre 1946.

Le pitture a Tuenetto

A Tuenetto, su commissione di Monsignor Emanuele Melchiori, decorò la chiesa nel 1913.
Dipinse la volta dell’abside con temi mariani dal momento che da quasi un trentennio la chiesa era divenuta una sorta di santuario dedicato a Maria.
Guardando l'altare la lunetta a sinistra raffigura l'Annunciazione a Maria, al centro l'Incoronazione (forse la parte più di pregio), alla destra è rappresentata la Presentazione di Maria al Tempio.

Responsive image

Bozzetto dell’abside della chiesa del SS.Rosario di Bagnara Calabra

Responsive image

La firma negli affreschi a Tuenetto


La sua mano è inconfondibile basta confrontare il bozzetto di una sua Incoronazione per la chiesa del SS. Rosario di Bagnara Calabra con lo stesso tema dipinto nell’abside della chiesa di Tuenetto, sono effettivamente corrispondenti. Anche la sua firma, che a Tuenetto appone al piede della lunetta raffigurante la Presentazione di Maria al tempio, è identica a quella apposta sotto il bozzetto.

Nel presbiterio inoltre, sono rappresentate con la tecnica che simula il bassorilievo, le virtù teologali:

  1. la Fede raffigurata da una donna che regge in una mano il calice e nell’altra la croce;
  2. la Carità simboleggiata da una donna che allatta;
  3. la Speranza (dietro l’altare) impersonata in una donna con l'attributo iconografico dell'àncora che ricorda la croce, la speranza di ogni credente.

Le lunette sono decorate con varie composizioni floreali la cui simbologia è da ricondurre alle qualità che la Chiesa attribuisce a Maria; la Madre di Dio è di volta in volta paragonata all’olivo che simboleggia la forza e la fecondità ed esprime il giusto che confida in Dio; alla palma, pianta associata all’albero della vita, cioè a Cristo stesso; al cedro simbolo del giusto che, radicato nel Signore, trasmette bellezza e benessere anche nella vecchiaia; al giglio che rappresenta la purezza della Vergine Maria e alla rosa allusione a Maria Vergine Regina delle Rose simbolo dell'Amore sacro.

Sulla volta della navata i dottori della Chiesa sant’Agostino, san Gregorio, san Gerolamo, e sant’Ambrogio; sulle pareti laterali della navata san Giuseppe col Bambino (nord) e San Rocco patrono (sud). Le linee della navatina sono poi graziosamente abbellite con fregi geometrici.


GLI AFFRESCHI

Clicca sulle immagini per una breve descrizione.



Responsive image
Responsive image
Responsive image
Responsive image
Responsive image
Responsive image
Responsive image
Responsive image
Responsive image