Il mancato bombardamento della Miniera san Romedio

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Il complesso industriale Miniera san Romedio durante la seconda guerra mondiale

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 i nazisti la facevano da padroni in tutta l’alta Italia; il Trentino con Bolzano e Belluno, era governato direttamente dal Comando militare tedesco. Con ordinanza di Adolf Hitler del 10 settembre 1943 furono costituite due zone di operazione nelle Prealpi: una con le provincie di Trento, Bolzano e Belluno detta Alpenvorland, un’altra detta Adriatisches Kustenland che interessava il litorale adriatico. L’Alpenvorland era dunque di fatto una provincia del Reich con sospensione sul suo territorio della sovranità della Repubblica sociale italiana (RSI). Pur non essendo mai stata formalizzata l’annessione alla Germania, l’amministrazione politica e quella della giustizia erano di fatto alle dirette dipendenze del governo nazista.

Lia de Finis - PERCORSI DI STORIA TRENTINA, pag. 277-278


Malgrado il regime severo messo in atto dai gendarmi tedeschi dove i contadini erano obbligati a consegnare i prodotti agricoli all'ammasso, i giovani erano chiamati a riparare i danni dei bombardamenti in Valle dell'Adige, stando ai racconti dei testimoni dell’epoca, la vita nella Pieve di Torra in quei venti mesi, si svolse abbastanza tranquilla. Le scuole rimasero aperte, il lavoro nelle campagne non fu mai interrotto e le strade non erano bloccate come in tante altre parti dell’Italia. Il fabbisogno più necessario per l’alimentazione era sostanzialmente garantito.

Verso la fine del 1944 vi furono le prime incursioni aeree delle forze alleate che stavano risalendo lentamente, ma inesorabilmente nella valle dell’Adige. A partire dal 2 settembre 1943 fino al termine del conflitto si verificarono nel Trentino ben 591 attacchi provocando in parecchi casi distruzioni pressochè totali soprattutto nella Valle dell'Adige.
Ma di bombe ne vennero sganciate anche nelle valli, nelle prime settimane del 1945 anche in Valle di Non. Diversi ordigni caddero a Crescino, al Castel Belasi e alle Ischie di Denno, poi a Toss, Vigo e sulle rampe del Sabino (dove sorgevano i magazzini della Speer) fortunatamente però senza provocare nessuna vittima. Vari bombardamenti seguirono nel febbraio a Cloz e il 6 marzo furono sganciate bombe su Mostizzolo. Vari mitragliamenti a mezzi in movimento come a Sanzeno e Malgolo e altri bombardamenti su Cles e lo sganciamento di parecchi ordigni sul cantiere dell’Edison a Santa Giustina.

Per venire nella Pieve di Torra abbiamo raccolto la testimonianza di Magnani Fabio (1925-2019) il quale raccontava di un mitragliamento del quale fu testimone suo malgrado, in località Cros Vianzana bersaglio un camion nei pressi di Torra.
Ma l'episodio che tutti ricordano fu il bombardamento sulla Miniera san Romedio.
Don Leone Franch su «Strenna Trentina» anno 1950, ricorda che il giorno 13 aprile 1945 furono sganciate 11 grosse bombe che andarono a finire nelle campagne tra Torra e Tres fortunatamente senza provocare vittime e senza colpire lo stabilimento della Miniera san Romedio che sorgeva nelle vicinanze e che produceva benzine, materia prima estremamente preziosa in tempo di guerra.
Secondo altre testimonianze quell’episodio non fu un bombardamento mirato, ma piuttosto il bisogno di alleggerire gli apparecchi dal peso delle bombe come sostiene il professor Iginio Conci.
Seppure le date non siano concordanti ― il Conci colloca la circostanza nel 1944 ― a proposito scrive:

«Ma nell’estate del 1944 un bombardiere americano sgancia un grappolo di bombe a nord di Torra e poco dopo un altro sganciava casse di munizioni fra Torra e la miniera. Puro caso, oppure l’accortissimo servizio di informazione americano era al corrente dell’esistenza dei distillatori di benzina della miniera? Ma si trattava di aerei in difficoltà perché colpiti, che cercavano di alleggerirsi».

Di sicuro quello sganciamento provocò un grande spavento tra la gente dei paesi della Pieve, specialmente ai contadini che in quel momento si trovavano al lavoro nei campi e che dovettero trovare precipitosamente un rifugio qualsivoglia per salvarsi dalle bombe.

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La nota del Professor Iginio Conci

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Il frontespizio di «Strenna trentina» edizione 1950