Il Cirò negli anni ‘30
Nicolò Antonio Valentino Frasnelli, detto Tòni Caràco, era nato a Mollaro il 22 febbraio del 1864 secondo di ben undici figli di Pietro e Angelica Caden, un Frasnelli del ramo detto dei «Clàci». Come tanti giovani di quella generazione anch'egli emigrò in America centrale e dopo aver lavorato duro per molti anni affrontando avventure, pericoli e privazioni di ogni genere, decise di fare ritorno al suo paese verso il 1912. Nel 1916 sposò Concetta Conci («Balóna») di Mollaro, (vedova di quell'Igino Chini dei «Colòdi» caduto della Prima Guerra Mondiale). Da quelle fatiche qualche soldo Antonio se lo era portato a casa e avrebbe potuto vivere a Mollaro tranquillamente, in pace, senza problemi, tanto più che era già in età piuttosto avanzata. Ma il suo carattere generoso e aperto alle idee di progresso tecnico e sociale non glielo permetteva. Era forse l’unico nel paese che leggeva i giornali, che poi commentava in piazza con la sua robusta voce di basso profondo, spesso in contrasto col conformismo del tempo, suscitando tra il resto anche l’attenzione dei gendarmi austro-ungarici che pare lo avessero inserito nell’elenco delle persone da internare nel caso di guerra. Il Toni Caràco possedeva anche lui un pezzo di terreno in località Narzìs e, come tutti gli altri contadini di Mollaro, non faceva che imprecare contro la siccità che tutti gli anni in luglio e agosto trasformava la campagna in una landa arsa dal sole e dal vento. Il verde dell’erba scompariva e i prati assumevano il colore della terra, la collina del Cirò si presentava col colore del deserto africano. Si parlava spesso di acquedotti, ma senza speranza e senza una seria volontà di impegnarsi nel realizzarne uno. Da lungo tempo il nostro Tòni Caràco rimuginava un suo piano miracoloso per contrastare i danni delle ricorrenti siccità e un giorno pensò di rivelarlo, pieno di entusiasmo, alla gente del paese. “La campagna di Mollaro è ricca di acque sotterranee, come lo dimostrano i molti pozzi nel paese. Inoltre dopo le ore dodici si leva ogni giorno immancabilmente il vento, l' òra del Garda. Perché non costruiamo dei pozzi in mezzo alla campagna con delle ventole che muovono il meccanismo per sollevare l’acqua? In America ne ho viste tante di questo genere, e come erano utili!”. L'idea del Tòni Caràco sarebbe oggi corroborata da vari studi geologici effettuati nel tempo tra i quali quello del dottor Chini Armando il quale studiando l'idrogeologia di Mollaro individuò un cospicuo numero di sorgenti e pozzi. E tuttavia la proposta di Toni Caràco fu accolta da risate e commenti salaci. Figurarsi! In un ambiente chiuso, egoista, povero di spirito di iniziativa e di libero giudizio! Non c’era da aspettarsi altro! Ma il nostro Tòni Caràco mordeva il freno e si decise ad agire da solo. “Vedremo se rideranno ancora, quando io avrò l’acqua sul mio terreno!” Pensava, e il pozzo fu scavato e l’acqua c’era davvero! Senonché i costruttori, assolutamente incompetenti a gestire le correnti sotterranee, vollero aumentare il flusso dell’acqua, scavando ancora per qualche decimetro. In questo modo danneggiarono lo strato argilloso impermeabile e l’acqua sparì. Qualcuno disse che bastava scavare fino alla vena sottostante. Così facendo infatti l’acqua c’era di nuovo. Ma il pozzo era diventato più profondo e anche i costi erano aumentati. E i risparmi del Tòni erano finiti. Come costruire la torre per la ventola e il meccanismo per sollevare l’acqua? “El Tòni Carraco l’à fat el pas pù lònc’ de la giamba” mormorava la gente con malcelata soddisfazione. Nessuno lo aiutò neppure a parole. Anzi, il Tòni era diventato il bersaglio della maldicenza generale. “Quello che voleva sollevare l’acqua con la forza del vento!” Risate, battute spiritose, osservazioni penosamente scherzose! Così il pozzo è rimasto incompiuto e la gente aggiunse malignità a malignità, additandolo come il pericolo dei pericoli. “Attenti, bambini! Non avvicinatevi al pozzo del Tòni Caràco!” ― si raccomandava ripetutamente. E forse c’era anche chi sperava che qualcuno ci cadesse dentro per davvero. Così si poteva sfogare meglio la segreta gioia per il male altrui. Gli eredi del terreno hanno riempito il pozzo di sassi e terriccio e oggi non si vede neppure dov’era. Nel 2014, nel corso di lavori di miglioramento di un terreno sulla piana di Mollaro, si credette di aver svelato dove fosse ubicato il «Poz del Toni Caraco». Più caute considerazioni però portarono a concludere che si trattasse di uno dei pozzi costruiti a servizio del canale di adduzione che dalla diga di Mollaro porta l’acqua alla Centrale di Mezzocorona e pertanto con il pozzo del Toni Caraco non centrano nulla.
Il pozzo rinvenuto nel 2014 in un terreno della Piana di Mollaro.
Uno dei pozzi costruiti a servizio della condotta forzata dalla Diga di Mollaro.
Il tipo di ventola per sollevare l'acqua vista da Toni in America
La campagna di Mollaro detta Narzìs