La scuola a Mollaro
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Scolaresca davanti al Castello di Mollaro con la maestra Pia Maccani da Tres
Foto databile primi anni del '900

Prendendo lo spunto dal volume «Per una storia della scuola elementare trentina» dello storico Quinto Antonelli, ripercorriamo in estrema sintesi le vicende dell’alfabetizzazione ed istruzione dei fanciulli dal Concilio di Trento fino ai nostri giorni. Per cominciare si può subito affermare che la scuola non è sempre esistita, anzi è un’istituzione abbastanza recente.

Nel periodo del Principato vescovile fino all’era teresiana (seconda metà del 700), vi erano le scuole parrocchiali, gestite dal sacerdote-maestro, che insegnava a leggere e a scrivere; queste erano volute dalla comunità, ma anche da privati, con l’obiettivo primario di insegnare la dottrina cristiana, come predisposto dal Concilio di Trento. Erano scuole alquanto provvisorie, diffuse in modo non uniforme, frequentate soprattutto dal ceto medio nei mesi invernali e nei locali della canonica, a pagamento graduato, e venivano chiuse in epoche di crisi.
La scuola asburgica con le riforme di Maria Teresa (1774) introdusse la scuola pubblica, obbligatoria per entrambi i sessi dai sei ai dodici anni, ma non era totalmente gratuita. I genitori, “comodi e benestanti”, erano sottoposti ad una contribuzione proporzionata agli obiettivi scolastici scelti:

“Pagheranno per ogni fanciullo, che impara soltanto a leggere Carentani 12 al mese, e per ciascuno che imparerà a leggere e scrivere Carentani 18”.

Così nel Settecento l’istruzione, da materia esclusivamente gestita dalla chiesa, diventò materia di competenza statale: il maestro, formato e pagato dallo Stato, insegnava secondo un metodo uniforme, con l’obiettivo di “disciplinare” gli alunni e farne fedeli sudditi dell’impero. La scuola teresiana, pur lasciando ampi spazi alla religione, suscitò vivaci proteste nelle comunità locali e nelle famiglie, per il timore che i nuovi metodi e i libri adottati potessero guastare la fede cattolica. Questa opposizione non era solo delle famiglie, ma pure dalle classi privilegiate che consideravano la scuola così concepita come socialmente sovversiva. Per di più vi era il perenne conflitto tra obbligo scolastico e precocissimo avvio al lavoro dei bambini. Per questi motivi la scuola elementare trentina fu sempre “povera”. Le aule ridotte spesso a tuguri, i maestri pagati pochissimo e quindi condannati al doppio lavoro di segretario, di calzolaio, di sagrestano. Non andava meglio alle maestre - la metà dei colleghi maschi - alle quali la legge proibiva loro di contrarre matrimonio, perché dovevano vivere in totale dedizione alla scuola.

Alla preparazione dei maestri concorrevano appositi Istituti uno tra i più stimati aveva sede a Innsbruck: ai futuri maestri si impartivano lezioni di religione, pedagogia con esercitazioni pratiche; inoltre imparavano la lingua di insegnamento, la geografia, la storia specialmente della costituzione patria, la matematica e il disegno geometrico, la storia naturale e la fisica, l’economia rurale con speciale riguardo alle condizioni del suolo del paese, la calligrafia, il disegno a mano libera, la musica con particolare riguardo a quella sacra, la ginnastica e, per le ragazze, i «lavori donneschi».

Al termine della Grande Guerra l’Impero austro-ungarico si dissolse e il Trentino passò al Regno d’Italia che di lì a pochi anni (1922) verrà governato dalla dittatura fascista. L’educazione scolastica fu uno degli strumenti fondamentali che utilizzò il fascismo per plasmare le giovani generazioni secondo i propri principi. Mussolini immaginava un «italiano nuovo»: “Il Governo esige che la scuola si ispiri alle idealità del Fascismo, esige che la scuola non sia, non dico ostile, ma nemmeno estranea al Fascismo o agnostica di fronte al Fascismo”.
Una delle prime riforme attuate dal regime sin dai suoi esordi, fu quella scolastica varata dal Ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Gentile (illustre filosofo) nel 1923. Essa prevedeva l’obbligo scolastico fino a 14 anni. Al termine di un quinquennio uguale per tutti (la scuola elementare), si poteva scegliere tra diverse possibilità: il ginnasio della durata di 5 anni che dava accesso al liceo classico o scientifico (3 anni); l’istituto magistrale (7 anni), l’Istituto tecnico (3 + 4 anni), oppure la scuola di avviamento al lavoro della durata di 3 anni.
L’università era riservata solo a chi aveva completato gli studi liceali. Mediante una mirata selezione degli insegnanti e l’adozione di testi consoni ai valori del fascismo, la scuola provvedeva a “fascistizzare” soprattutto i giovani.
La scuola nella Pieve

Sulle solide basi asburgiche, la scuola trentina rimase l’istituzione sempre presente in ogni piccolo villaggio fino agli anni sessanta del novecento. Non faceva eccezione la Pieve di Torra sul cui territorio la scuola era attiva a Segno, Dardine, Priò, Torra e Mollaro. Tuenetto e Vion, per l’esiguità degli abitanti, erano associati rispettivamente a Mollaro e Torra.
Se a Tuenetto non vi fu mai una scuola, per contro diede i natali ai maestri Felice Melchiori e Giovanni Melchiori.

Il Comune di Tuenetto concorreva alle spese per il mantenimento della scuola di Mollaro e a questo proposito le notizie a nostra disposizione sono sporadiche: qualche nota spesa annotata sui bilanci comunali, ricevute di pagamento dell’onorario dei maestri, le pagelle degli scolari.
Ad ogni buon conto, già alla fine dell’Ottocento, nel Trentino l’analfabetismo era drasticamente ridotto al 15%: un risultato eccezionale, non solo se confrontato con il regno d’Italia, ma anche con altre regioni europee.
La sede della scuola di Mollaro è stata, dal 1905 circa, l’edificio accanto alla chiesa sulla piazza nel luogo detto «prà san Marc’»; al pian terreno la Famiglia Cooperativa e al primo piano, due aule ben illuminate e sufficientemente ampie, accoglievano gli scolari.

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Anni '20 - Alunni e alunne di Mollaro e Tuenetto.
Con ogni probabilità la maestra è Emma Borgognoni

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Anno scolastico 1926 - Alunni e alunne di Mollaro e Tuenetto

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1938 - La scuola elementare a Mollaro con la maestra Pierina Sicher.
Quasi tutti gli alunni indossano la divisa

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Libretto personale di frequentazione e profitto per scolari della Scuola elementare di Mollaro

Dei maestri e le maestre che si sono succeduti nella scuola di Mollaro si hanno pochi frammenti di notizie. Tra i primi che si conoscono sono un certo maestro Inama e maestro Gerardo Penasa che insegnarono a Mollaro dal 1916 al 1924; Aloisia Fedrizzi, la cui nomina fu pubblicata sul Innsbucker Nachrichten del 1 giugno 1918; le maestre Parteli e Casagrande Bice che fecero anch'esse le insegnanti a Mollaro dopo la fine della prima Guerra Mondiale; Emma Borgognoni, d'epoca fascista, è una delle maestre della quale hanno un ricordo, seppur sbiadito, le persone più anziane. Più nota nel decennio degli anni 30 è la maestra Pierina Sicher da Coredo (sorella del parroco di Mollaro don Cornelio) che accompagnò gli scolari di Mollaro e Tuenetto fino al termine della seconda guerra mondiale.
Nell’unico locale erano stipate ben cinque classi; la scuola pluriclasse, tipica delle zone più emarginate e dei piccoli paesini, raggruppava alunni di diverse età e l’insegnamento era impartito contemporaneamente da un unico maestro.
Dalla metà degli anni ’40 e fino al 1951 nella scuola di Mollaro svolse l’incarico di maestra Ida Foradori anch’essa unica maestra per 5 classi. Con l’anno scolastico 1952 subentrano due maestre elementari: la maestra Gemma Bevilacqua che si occupava degli alunni delle prime due classi, mentre per le altre tre classi fu maestro don Giuseppe Tarter da Dardine.

Don Giuseppe Tarter è simpaticamente ricordato per aver praticato un modello educativo inconsueto per l’epoca, basato sulla sperimentazione pratica degli alunni, modello del tutto personale, ma che dimostrò una certa efficacia.

A partire dall’anno scolastico 1955/56 la scuola elementare di Mollaro ebbe come maestri - per più di un decennio - la coppia marito e moglie, Beniamino Brugnara e Giacomina Zadra. Essi abitavano nella villetta, oggi canonica in via della Pausa. La maestra Giacomina è tuttora ricordata con affetto dai suoi scolari, aveva un carattere nello stesso tempo materno e però fermo e seguiva gli scolari di prima e seconda; il marito Beniamino originario della Valle di Cembra insegnava solitamente agli alunni di III, IV e V. ed era di temperamento bonario e si spazientiva raramente.
Al tempo dei maestri Brugnara, l’anno scolastico iniziava il 1° di ottobre e si concludeva alla metà di giugno. Le lezioni cominciavano alle ore 8 e proseguivano fino alle 12 e al pomeriggio; dalle 14 alle 16. Il giovedì era giorno di vacanza e si riprendeva il venerdì, il sabato concludeva la settimana scolastica.

La mutata situazione sociale verificatasi al termine degli anni ottanta, obbligò il Comune di Taio (in capo al quale v’era la gestione delle scuole) ad ottimizzare il servizio scolastico; si stabilì di tenere aperte le sole sedi di Segno e Taio non senza suscitare accese polemiche da parte dei genitori di Mollaro e Tuenetto (gli alunni della frazione di Dardine la cui scuola era stata già chiusa qualche anno prima furono distaccati nella scuola di Taio) che cercarono di opporsi in tutti i modi alla scelta del comune. La questione finì davanti al TAR che sentenziò a favore della Provincia e del Comune e così, ultimato l’anno scolastico 1990/1991, gli alunni di Mollaro e Tuenetto confluirono nella scuola di Segno.
Ha termine così, nel 1991, la presenza della scuola elementare a Mollaro.

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1954 - Scolari di Mollaro-Tuenetto con don Giuseppe Tarter

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Davanti: Ettore Rollandini, Ferdinando Magnani, Renzo Tait, Claudio Melchiori, Valentina Nicoletti, Silvia Frasnelli
In seconda fila: Giuseppe «Pino» Lucchi, Bruno Chini, Mariarita Chini, Pierina Rollandini, Amedea Sartori, Silvana Melchiori, Raffaella Conci

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I maestri Brugnara Beniamino e Giacomina Zadra

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La maestra Giacomina in gita con i suoi scolari
In piedi: si riconoscono Vittorio Rollandini, Maurizio Chini, Mariapia Paolazzi, Paolo Melchiori, Livio Tait, Elisabetta Frasnelli e Danilo Melchiori
Accovacciati Claudio Andriollo, Piero Tonini, Alberto Nicoletti

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Giorgio e Paolo Melchiori

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Renato Covi

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Lidia Covi

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1967 - Alberto Melchiori in V elementare

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La maestra Giacomina con i suoi scolari in maschera


La scuola materna di Mollaro-Tuenetto

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La sepoltura della maestra Ermelinda Paoli nel cimitero a Mollaro

La scuola materna di Mollaro-Tuenetto fu edificata sul terreno di proprietà della maestra Paoli Ermelinda nata a Mezzolombardo il 13 febbraio 1870 figlia di Giacomo e Fede Coletti. Nel capoluogo rotaliano Ermelinda svolse la sua professione di insegnante elementare per oltre quarant’anni. Come era nell’uso del tempo Ermelinda non si sposò e quando terminò il suo incarico a Mezzolombardo si ritirò a Mollaro il paese della madre Fede. Morì nel 1954 presso l’ospedale di Mezzolombardo (pochi mesi prima di vedere l’asilo la cui costruzione aveva fortemente promosso). Per sua volontà la casa d’abitazione, costruita nel 1909 e il terreno antistante furono lasciati alla Parrocchia di Mollaro con l’indicazione che venissero usati per l’educazione della gioventù del paese.
Dal Registro dei morti della Parrocchia di Mollaro:

«Il quattro novembre del 1954 ad ore 15:20 è spirata Ermelinda Paoli dei fu Giacomo e Fede Coletti nata a Mezzolombardo il 13 febbraio 1870, insegnante a riposo, dopo aver svolto per oltre 40 anni nel suo paese natale. Fu insigne benefattrice della chiesa di Mollaro, a cui donò tutti i suoi beni immobili. Promosse l’erezione dell’asilo-ricreatorio di Mollaro, paese dove passò gli ultimi anni della sua vita. Colpita dalla malattia fu curata amorevolmente nell’ ospitale di Mezzolombardo. Di fede profonda frequentò i sacramenti in vita, e specialmente durante la sua ultima malattia. Ricevette tutti i sacramenti nell’ospitale. Morì e fu sepolta nel cimitero di Mollaro sabato 6 novembre (1954) ad ore 10, presente una folla venuta da diversi luoghi. Ricevette l’estremo saluto sul cimitero da Andriollo Germano a nome della frazione e dal direttore Bevilacqua a nome della scuola»

La lapide che ricorda la maestra Ermelinda, la madre e due zie della maestra è tuttora presente nel cimitero di Mollaro appoggiata al muro di cinta sul lato ad ovest.
Il lascito della maestra Ermelinda fu concretizzato grazie all’interessamento di un’altra donna benemerita, la professoressa Pia Conci (nipote del Senatore Enrico) che fu la prima Presidente dell’Ente Gestore della scuola. Superando non poche difficoltà, prima di tutte la perplessità del parroco di allora, don Giuseppe Betta, si adoperò per trovare i fondi necessari per realizzare la nuova scuola.

Sul terreno in questione sorgeva una casetta in legno (Villino alla Croce) che ospitava una calzoleria dalla quale uscirono alcuni rinomati calzolai della zona, tra loro Guglielmo Tarter (1906-1993) di Dardine che imparò la sua arte in quella bottega; nella medesima casa visse con la famiglia don Giuseppe Tarter.

Dalla nostra ricerca, effettuata presso l’archivio della scuola, non è stato reperito l’atto costitutivo e tuttavia l’atto notorio a firma della signorina Pia (così era popolarmente appellata la professoressa Pia Conci), dell’ex parroco di Mollaro Betta don Giuseppe e dei testimoni Conci Mario, Frasnelli Candido e Lorenzoni Flavio ci dà importanti informazioni. Da quest’atto con data 8 settembre 1972 si apprende che:
1) con decisione dell’Assessorato alle Opere Pubbliche della Regione Trentino A.A. del 20 aprile 1954 si approvò il progetto di costruzione dell’asilo;
2) con il decreto 13 ottobre 1954 nr. 205 della Regione Trentino A.A. stanziò un contributo pari al 50% della spesa prevista dal suddetto progetto di Lire 7.700.000;
3) che nell’aprile del 1954 iniziarono i lavori di scavo e che nell’estate successiva si cominciò la costruzione dell’immobile;
4) che nell’agosto del 1954 fu spedito il progetto esecutivo alla Regione con copia per il nulla-osta comunale e copia per l’Ufficio delle Imposte di Cles;
5) che nel luglio del 1955 a lavori ultimati la Regione Trentino A.A. collaudò l’edificio e liquidò il contributo stanziato.

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Il villino della maestra Ermelinda Paoli, oggi canonica

Le testimonianze che abbiamo raccolto dai più anziani del paese confermano, se non altro nelle date, la veridicità di quelle dichiarazioni. È qui doveroso ricordare che fu la caparbietà della signorina Pia se venne realizzata l’opera, ma non solo, fu decisivo anche il suo personale contributo finanziario com’è dimostrato da vari appunti e testimonianze. L’edificio fu costruito dalla squadra di operai del maestro muratore Sisinio Chilovi da Taio (Sisinio Luigi fu Vittorio e Anna Rampanelli nato il 15 febbraio 1915 era fratello della signora Ilda Chilovi in Andriollo sposata a Mollaro con Remo). Inizialmente la scuola fu organizzata per dare i suoi servizi nel periodo estivo dato che l’economia della comunità era sorretta dall’agricoltura e le mamme erano impegnate nel lavoro nei campi. La scuola era aperta infatti da san Giuseppe (19 marzo) fino ai primi di dicembre (a questo proposito la testimone Tarter Flora, che fu la prima inserviente, ricorda che l’asilo era stato costruito senza camini per il riscaldamento a legna). La prima maestra che prestò la sua opera all’asilo di Mollaro fu Emerta Stiz di Rovereto che abitava a Mollaro (attingendo alla lunga sequela di ricordi dei più anziani, la signora Stiz al sabato pomeriggio si dedicava con la professoressa Pia Conci ad aiutare i bambini delle elementari a svolgere i compiti), accanto a lei la signora Tarter Flora in qualità di aiutante e cuoca. Per il vitto degli asilòti si ricorreva agli aiuti americani del piano Marshall, il pasto era solo quello di mezzogiorno: minestra di fagioli e formaggio, polenta e solo nei giorni speciali si cucinava la pasta. La retta che i genitori dei bambini dovevano alla scuola era largamente insufficiente per far quadrare il bilancio e più di una volta si dovette ricorrere agli aiuti di benefattori privati tra cui quello scontato della Signorina Pia. L’orario di apertura era dalle 9 del mattino fino alle 16, il sabato solo fino a mezzogiorno. Il compito della scuola era dunque quello di pura custodia dei bambini. Il 1961 fu un anno molto importante per la scuola materna di Mollaro: alla sua morte il senatore Enrico Conci lasciò in eredità alla chiesa parrocchiale di Mollaro un terreno in località «ai Dòssi» nel comune catastale di Torra con la clausola che ne disponesse in favore dell’asilo. Si trattò di un lascito importante, novemila metri di terreno coltivabile. Poiché nel frattempo, oltre ai bambini di Mollaro e Tuenetto nell’asilo confluirono anche quelli di Priò e Dardine, l’ampliamento della scuola materna divenne un’esigenza improcrastinabile e la donazione del senatore Conci rappresentava la risorsa propizia per soddisfare quel bisogno. La signorina Pia si spese immediatamente per sfruttare l’occasione che gli avrebbe consentito l’ampliamento dell’edificio. Fece richiesta alla Curia di Trento per ottenere il nulla-osta alla vendita del terreno che però avverrà molti anni dopo. Frattanto la funzione dell’asilo era cambiata: da semplice attività di custodia dei bambini era diventata vera e propria scuola con progetti educativi che stimolavano i bambini nella loro crescita. Una tappa significativa della storia dell’asilo di Mollaro fu l’adesione alla Federazione Provinciale delle Scuole Materne di Trento (già nel 1950 e quindi molto tempo prima del 1977 anno in cui la Provincia Autonoma di Trento approvò la legge nr.13 che regolava questo settore ponendo «la scuola privata alla pari della scuola pubblica», le scuole dell’infanzia distribuite su tutto il territorio sentirono l’esigenza di federarsi. La Federazione provinciale delle Scuole materne si propone di concorrere a definire e promuovere il progetto storico e pedagogico delle comunità scolastiche associate. La Federazione oggi svolge a favore dei propri associati diversi servizi negli aspetti gestionali, istituzionali, legali, ma anche educativi pedagogici e di formazione del personale; l’articolo 3 dello Statuto della Scuola Materna di Mollaro assunto nella metà degli anni ’80, sancisce l’adesione alla Federazione provinciale). Agli inizi degli anni settanta furono finalmente compiuti i lavori di allargamento: venne coperto, insieme alla scala d’accesso, il terrazzo ad est recuperando così prezioso spazio per la didattica. Un ulteriore intervento di sistemazione e ingrandimento della scuola materna ci fu nei primi anni novanta del secolo scorso.
Dal gennaio del 2020 la Scuola si è data uno Statuto aggiornato.

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Pia Conci primo Presidente della Scuola Materna di Mollaro-Tuenetto

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Sisinio Chilovi e i suoi operai

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1954 - La signora Pia Conci con Sisinio Chilovi sul tetto dell'asilo in costruzione

L'inaugurazione

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Monsignor Vigilio Parteli e il parroco di Mollaro don Giuseppe Betta

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L'anziano senatore Enrico Conci e la figlia Elsa (a sinistra)

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Coreografie per l'inaugurazione del nuovo asilo di Mollaro-Tuenetto

Gli «asilòti»

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1957 I primi «asilòti» con la maestra Emerta Stiz e la signora Flora Tarter

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Anno 1959

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Primi anni 60

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Anno 1961 - In piedi da sx: Fabrizio Frasnelli, Lorenzo Frasnelli, Graziella Melchiori, Nadia Prantil, Luigina Frasnelli, Annamaria Webber, Liliana Visintainer, Giorgio Frasnelli, Luciano Tarter
Seduti: Rita Tonini, Annamaria Frasnelli, Ivana Tonini, Alberto Melchiori, Cristina Prantil, Daniela Covi, Maria Brugnara, Mariano Cescatti

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Anno 1965

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Anno 1992

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Anno 1993

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Anno 2005 - Maestre Nadia Berti e Jolanda Marcolla

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Anno 2009 - In piedi da sx: Anna Chini, Daniele Casagrande, Denis Lucchi, Luca Leoni, Giorgio Battaini
Accovacciati: Thomas Tarter, Patrik Dragoti, Erica Chini, Roberto Valentini, Matteo Tarter

Ad oggi l’asilo di Mollaro ospita 26 bambini di Mollaro, Dardine e Tuenetto in una sezione con 4 insegnanti e 2 inservienti.