La cucina della Pieve è semplice, naturale e povera. Lontana dall’ultima tendenza che ha portato alla ribalta una cucina spettacolare. Piatti semplici realizzati con ingredienti modesti, genuini adatti sì a soddisfare il gusto, ma il più delle volte semplicemente per soddisfare il bisogno del cibo quotidiano.
La mosa è stata per secoli una delle minestre più comuni nelle case nonese e oggi quasi dappertutto scomparsa dalle mense perché considerata il piatto più povero di tutti. È una specie di farinata che si cuoce in una padella di ferro o di rame. La base del piatto è la farina di mais e la farina bianca stemperate e fatte cuocere nel latte o nell’acqua a bollore. Ingredienti: latte, acqua, farina gialla da polenta, farina bianca, sale, burro. Preparazione: Mettere a bollire in una padella di ferro 1 litro e mezzo di latte e ½ litro di acqua, quando bolle salare leggermente e versare a pioggia sempre mescolando 3 pugni di farina da polenta, successivamente sciogliere in un po’ di latte 4 cucchiai di farina bianca fino a formare una pappetta. Questa va aggiunta un po’ alla volta nella padella fino ad ottenere una consistenza cremosa. Fai cuocere il tutto per 30-40 minuti lasciando formare una bella crosta sul fondo. A fine cottura, prima di servirla versare abbondante burro fuso sulla sua superficie.
Tipica minestra contadina, la panada. Piatto semplicissimo e assai povero. Un adagio noneso dice che “La panada l’è past per maladi”. Ingredienti: pane raffermo (molto indurito), acqua, sale, pepe, formaggio grattugiato, burro. Preparazione: Immergere il pane ben secco nell’acqua fredda e lasciarlo a bagno per due ore. Aggiungere del burro, salare, pepare e cuocere per 15 minuti. A cottura ultimata con un frullino mescolare energicamente per sciogliere il pane; servire molto calda con una spolverata di formaggio grattugiato.
La minestra de òrz è un piatto assolutamente saporito. Tipica della Valle di Non originariamente veniva cotta per diverse ore nel «lavéz» il grande recipiente in bronzo che attaccato per la «segósta» stava sopra il fuoco del «foglar». Ingredienti: acqua e latte in parti uguali, orzo, piedino di maiale o pancetta affumicata, pochi fagioli borlotti, foglie di verza tagliate finemente, patate e carote. Preparazione: Porre nella pentola tutti gli ingredienti a freddo. Mettere sul fuoco basso e cuocere per tre ore aggiungendo acqua o latte nel caso si prosciugasse troppo. Nella minestra de òrz ciascuno, se lo vuole, mette a mollo del pane raffermo.
I tortèi de patate con i dentinciagni
È il piatto più conosciuto della valle di Non, il grande classico. Probabilmente oggi è molto più popolare il tortel di patate la cui preparazione si differenzia dalla torta per il modo di cottura: il primo è fritto, la seconda è cotta nel forno. Il piatto è antico e nel corso del tempo ha subito delle variazioni soprattutto dopo l’introduzione delle cucine economiche nelle case. Gli ingredienti sono però sempre gli stessi e la regina, come si può arguire, è la patata. Ingredienti: patate (meglio se vecchie con poco amido), acqua, sale, farina bianca, olio. Preparazione: Grattugiare le patate e aggiungere la farina bianca, salare mescolare amalgamando gli ingredienti. Mettere l’impasto in una teglia dove prima è stato scaldato l’olio e infornare fino a che non si forma la caratteristica crosticina dorata sulla superficie. Per cucinare il tortèl, dopo aver scaldato l’olio, si frigge a fiamma vivace su entrambe i lati fino ad ottenere una frittella croccante. La torta e il tortèl de patate si accompagnano con formaggi e salumi, cavoli cappucci, cicoria oppure con fagioli borlotti.
«Per fare i canéderli col sugo o col ragù, se ciapa del prezzémolo e se lo taia su; farina, òio, zìgole luganeghe col speck, pan vècio senza mìgole, e ‘n tòc de formai sgnèck. Se fa balòttole col pan gratà tre, quatro frégole de ài pestà, na mèza chìchera de lat e vin: eco i canéderli de noi trentìn…» Celebre canzonetta per il piatto principe dell’arte culinaria trentina e dunque nonesa, ancor oggi largamente preparato nelle cucine della Pieve. Ingredienti: pane vecchio, latte, uova, prezzemolo, farina bianca, lucanica fresca, pancetta, formaggio grattugiato, burro. Preparazione: Il pane vecchio si tagliuzza a piccoli dadi in una ciotola e vi si versano sopra alcuni cucchiai di latte mescolando un po’ e lasciando inumidire l’impasto per due tre ore. Poi si aggiungono le uova, il formaggio grattugiato e un po’ di farina bianca. Si aggiusta di sale il composto. Prendere la lucanica e la pancetta (o lardo se si preferisce) e si tagliano a cubetti e si rosolano in un tegame per pochi minuti unendoli poi al resto dell’amalgama. Mescolare bene l’impasto con le mani e formare delle palline della grossezza desiderata (all' incirca di una pesca) infarinandole bene all’esterno. I cialendri si cuociono nel brodo per circa un quarto d’ora. Si possono consumare anche asciutti conditi con burro e salvia.
E chi non conosce lo strudel? Il dolce che regna da secoli nell’arte culinaria mitteleuropea e nella nostra terra poi, patria delle mele! Immancabile sulle tavole della nostra Pieve. Ingredienti: farina bianca, olio di semi, uovo, mele (meglio se renette del Canada), zucchero, uova, pangrattato, burro, uvetta, pinoli, cannella, rum. Preparazione: Impastare la farina, l’uovo, e l’olio (se occorre un poco d’acqua 30 ml) fino a rendere l’impasto consistente ed elastico. Formare una palla, ungerla con poco olio, coprirla con della pellicola e lasciarla riposare per un’ora al fresco. Intanto mettere a bagno nel rum l’uvetta e tostare il pangrattato con una noce di burro, spegnere il fuoco e lasciare intiepidire. Sbucciare le mele e tagliarle a tocchettini cospargerle con lo zucchero, unire i pinoli, un pizzico di cannella e l’uvetta ben scolata e lasciare macerare per poco gli ingredienti del ripieno. Riprendere il panetto di pasta stenderlo formando un rettangolo su un canovaccio leggermente infarinato e spennellare con del burro fuso e cospargere il pangrattato prima tostato. Adagiarvi ora il composto con le mele e arrotolare la pasta dalla parte più lunga aiutandosi con il canovaccio, sigillare bene anche sui lati e porre lo strudel su una teglia (rivestita con carta forno). Prima di infornare spennellare con burro fuso. Cuocere il dolce a 200° per circa 40 minuti. Prima di servire, cospargere lo strudel con dello zucchero a velo.
«Vèn pù ciar el péver de la peverada», è il celebre proverbio trentino, molto utilizzato anche dai nonesi, per dire che non ne vale la pena. Vale la pena invece di gustare questa squisita salsa che si accompagna solitamente con la polenta e i bolliti. Ingredienti: brodo di carne, olio d’oliva, pane grattugiato, pepe, formaggio grattugiato. Preparazione: In un tegame basso e largo scaldare l’olio d’oliva e rosolare il pane grattugiato, facendo attenzione che non bruci. Aggiungere il brodo di carne e cuocere a fuoco lento per due ore, a cottura pressoché ultimata, aggiungere il formaggio grattugiato. Come detto questo piatto si accompagna bene alla polenta gialla.
Il zèlten è il panettone noneso un dolce a base di frutta secca. Questo dolce tipico di tutta l’area tirolese viene preparato durante le feste natalizie o in ogni modo nel periodo invernale quando è disponibile la frutta secca. Ingredienti: farina, uova, zucchero, burro, lievito, uva sultanina, fichi secchi, pinoli, noci, nocciole, buccia di limone, arancia e mandarino, rum. Preparazione: Impastare la farina, le uova, il burro, la scorza grattugiata del limone, dell’arancio e del mandarino e unire il lievito. All’impasto aggiungere ora l’uva sultanina aromatizzata nel rum, i fichi secchi sminuzzati, le noci, le nocciole, le mandorle frantumati grossolanamente, i pinoli e i canditi fino a rendere l’impasto consistente ed elastico. Disporre l’impasto in una teglia e cuocere in forno a 150° per un’ora. Al termine della cottura spennellare con burro fuso e spolverizzare con lo zucchero a velo.