Enrico Ferrari «Marina»

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La breve biografia che segue è tratta dal libro MARINA - NOI, GLI ALTRI, GLI ANIMALI, dedicato da Lucia Calzà a Enrico Ferrari "Marina".

Alla nascita, avvenuta il 23 luglio del 19141 a Pradl, paese vicino a Innsbruck, in una famiglia poverissima, presentava genitali maschili anche se diversi dalla norma e così fu dichiarata maschietto e fu battezzata col nome di Enrico Luigi come dimostra il registro dei Nati della Parrocchia di San Michele a Priò. La madre è verosimilmente originaria di Priò, del padre non si conosce con certezza il luogo d’origine2 e comunque intorno alla famiglia rimane un sostanziale mistero.
Rientrata in regione la famiglia per qualche tempo visse a Sarentino (BZ); in seguito si trasferì a Priò e dimorò in una casupola che i paesani chiamavano «Villa rosa» per via dell’intonaco fatto con l’argilla locale che è di quel colore. Presumiamo che negli anni della fanciullezza Enrico abbia vissuto una sostanziale normalità, ma con l’adolescenza venne a galla la sua natura di donna (anche se con il “pisellino”), una personalità che oggi definiremmo transgender3. All’epoca era la Chiesa che stabiliva ciò che era bene e ciò che era male, e ossessionata com’era dal peccato soprattutto della sfera sessuale, per Enrico ci fu l’allontanamento dalla famiglia.
D’ora in poi Enrico in questa narrazione diventa "Marina".
Abbiamo scarsissime informazioni sulla vita di Marina, sappiamo che per un periodo lavorò a Mezzolombardo in un laboratorio dove si riparavano i materassi. Nel 1931, Marina che per lo Stato era di genere maschile, fu dichiarata riformata per inabilità fisica al servizio di leva militare e non poteva esser altrimenti negli anni in cui imperversava il regime fascista che inneggiava al super-uomo, virile, lavoratore e soldato. Dai ricordi dei testimoni che l’hanno conosciuta, Marina aveva tratti comportamentali remissivi nei confronti della gente che tendeva a emarginarla, ma anche risoluti nel condurre la sua vita come lei si sentiva.
Nel 1937 fu denunciata per aver strappato pubblicamente un manifesto di Mussolini. Già discriminata dal contesto sociale perché considerata malata di mente, questo ulteriore episodio scatenò la repressione dell’autorità fascista e fu condannata al confino per due anni, pena che scontò nell’isola siciliana di Ustica. Non è difficile immaginare che questa prova terribile sia stata per Marina molto penosa: dalle montagne trentine all’isola siciliana, senza protezione e sostegno alcuno. Al termine di questa dolorosa fase, si aprirono i cancelli del manicomio criminale di Volterra4 altro luogo disumano in quegli anni crudeli in cui perversava la seconda guerra mondiale. Siamo intorno al 1940 e Marina rimase nel manicomio di Volterra per circa 15 anni plausibilmente fino alla primavera del 1955. Poco tempo dopo in seguito ad un’amnistia, Marina fu trasferita nell’ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana.
Non si eccede di certo ad affermare che negli anni cinquanta i trattamenti all’interno dei manicomi erano violenti: percosse, contenzione, elettro-shock, psicofarmaci, sporcizia, umiliazioni d’ogni sorta, (trattamenti che oggi sono, per fortuna, aborriti), per Marina furono causa di ulteriore sofferenza. Marina entrò ed uscì dal manicomio di Pergine più volte, fino alla presa in custodia da parte della sorella Matilde che la prese con sè in casa, ma la convivenza durò poco. Marina si riprese la sua libertà; campò alla giornata in un ricovero di fortuna nelle campagne di Arco. Di tanto in tanto tornava a Mezzolombardo e in valle di Non dov’era chiamata Rico Marina.
Si ricorda sempre vestita da donna (nel ricordo di chi scrive, spingeva una carrozzina), non dava fastidio a nessuno ma era presa in giro specialmente dai bambini. Qualcuno si rivolgeva a lei in maniera pesante, più volte è stata picchiata. Così sopravvisse tra gli anni sessanta e settanta fino al 1988 anno della sua morte5. Nella zona dell’alto Garda è ricordata con affetto: a lei è dedicato un libro di Lucia Calzà dal titolo Marina Noi, gli altri, gli animali che ripercorre la sua vita travagliata e persino una canzone Marina con gli angeli scritta da Roberto Feliciano sulle musiche di Ferdinando Corazzin6.

NOTE:
1 Il quotidiano «L’Adige» nel dare la notizia della morte di Marina, riporta la data di nascita 4 agosto. Consultando la banca dati Nati in Trentino Marina è annotata nel registro parrocchiale di Priò col nome di Enrico Luigi nato il 23 luglio 1914 da Antonio e Brida Virginia. Verosimilmente la madre Virginia è originaria di Priò nata il 20 gennaio 1893 da Massimo (o Massimino) e Brida Raimonda.
2 Del padre Antonio, nello stesso indice Nati in Trentino, sono numerosi i Ferrari col nome Antonio uno tra i quali nato il 5 giugno 1886, battezzato ad Arco, stessa borgata dove Marina visse per molti anni e fino alla sua morte, indizio tuttavia affatto insufficiente per affermare che si tratti del padre).
3 Persone la cui identità di genere non corrisponde al genere e/o al sesso che è stato assegnato loro alla nascita. Forse per Marina si trattava di intersessualità fenomeno genetico per cui in una persona coesistono caratteri sessuali maschili e femminili. Tali individui iniziano il loro sviluppo in conformità con il sesso determinato geneticamente, ma durante lo sviluppo avviene un’inversione, per cui l’individuo che aveva cominciato a svilupparsi come maschio continua il suo sviluppo in senso femminile, e viceversa.
4 Comune nella provincia di Pisa.
5 La notizia della morte di Marina è riportata dal quotidiano L’Adige di giovedì 28 gennaio 1988: Cronaca di Arco ― E’ morta la «Marina» - “E’ morto l’altra mattina ad Arco, all’età di 73 anni (ne avrebbe compiuti 74 il prossimo agosto) Enrico Ferrari detto “Marina”. Si trovava presso la Casa di riposo quando, verso le 9 di martedì è stato colto da collasso cardiocircolatorio”. […]
6 La canzone è pubblicata su YouTube al link: https://www.youtube.com/watch?v=NqP6BJrrJww .

Fotografie
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Marina nella baracca nelle campagne di Ceole poco distante da Arco

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La copertina del libro di Lucia Calzà

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Un ritratto di Marina contenuto nel video di Roberto Feliciano e Ferdinando Corazzin