La grande guerra 1914-1918 L'Irredentismo Durante tutto l’800 fu viva la richiesta di autonomia del Tirolo trentino da parte di una cospicua parte della popolazione. Addirittura vi fu una vigorosa aspirazione a distaccarsi dal Tirolo tedesco per entrare a far parte delle provincie venete, ma la reazione del potere centrale (Asburgo) stroncò anche con mezzi forti ogni speranza in quel senso. In tale contesto si sviluppò l'irredentismo, movimento d'opinione che tendeva alla unità d'Italia, liberando le terre soggette al dominio straniero. Anche nella nostra provincia, questo movimento era vivo anche se posto fuori legge dalle alleanze (Triplice alleanza, Italia, Austria e Germania) tra le grandi potenze che vedevano in quel fenomeno un pericolo per la loro stessa esistenza. Esponente di spicco del movimento irredentista è stato Enrico Conci la cui famiglia è originaria di Mollaro. A dire il vero il passaggio dall'Austria all'Italia non fu privo di qualche scetticismo da parte della popolazione come dimostrano quei fatti di Segno del 1920 descritti sul quotidiano degasperiano «Il nuovo Trentino». Per quegli episodi Segno si guadagnò la nomea di paese filo asburgico e in seguito di paese anti fascista.
L'attività dei deputati trentini alla Camera di Vienna Nel 1907 fu introdotta una riforma elettorale che prevedeva il suffragio universale maschile e alle elezioni del maggio di quell'anno registrarono il successo dei popolari che guadagnaro sette seggi mentre ai liberali e ai socialisti andò un seggio ciascuno. Tra i sette popolari figurava Enrico Conci. La deputazione trentina, trasversalmente, si attivò con forza con interpellanze e interventi su tutti i problemi sia sociali che economici che amministrativi. In quegli anni però gli scontri tra le varie nazionalità non accennavano a diminuire e queste fibrillazioni portarono all'indizione di elezioni anticipate che si tennero nel 1911. I risultati confermarono quelli di Quattro anni prima sette seggi ai popolari (con la riconferma di Enrico Conci e l'elezione di Alcide Degasperi), uno ai liberali e uno ai socialisti. L'attività del Parlamento era comunque sottoposta a limitazioni sempre per via del radicalismo nazionalista che si era diffuso nella quasi totalità dei gruppi etnici che componevano l'Impero austro-ungarico. I deputati trentini si distinsero ancora con interventi per condannare il militarismo, per sollevare il tema della difesa nazionale, per porre all'attenzione i problemi sociali ed economici (ma anche dei lavori viari, ferroviari e delle opere pubbliche). Gli insanabili conflitti nazionali determinarono la chiusura del Parlamento a tempo indeterminato.
Lo scoppio della guerra Allo scoppio della prima guerra mondiale (dopo l’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914, seguì l’ultimatum austro ungarico inviato alla Serbia il 23 luglio a questo si accompagnò la dichiarazione di guerra il giorno 28 luglio), il 31 luglio del 1914, l’imperatore austriaco ordinò la mobilitazione generale e la leva in massa degli uomini dai 21 ai 42 anni.
Furono all’incirca 60.000 i trentini che parteciparono al conflitto destinati soprattutto sui fronti della Galizia e sui Carpazi, fronti questi al centro di sanguinosissime battaglie. Il conflitto non portò nessun lutto alla villa di Tuenetto, nel mentre invece il vicino paese di Mollaro perse ben 10 giovani uomini. La popolazione civile si trovò subito in grave difficoltà: la leva di massa privò le famiglie della forza lavoro con gravi conseguenze in particolare di quello agricolo. Il testimone Melchiori Giuseppe fu Rocco e Carlotta Chini nato nel 1913, ricordava vivamente che in paese s’erano accampati dei soldati di nazionalità incerta (erano detti "polacchi") i quali per sfamarsi razziavano lo scarsissimo cibo, patate, fagioli, rape che trovavano nelle case e non di rado derubavano perfino la polenta che stava cuocendo. Sul finire del conflitto nella Pieve di Torra, come dappertutto, cominciò ad imperversare la terribile pandemia chiamata «spagnola» che mieté numerose vite in tutto il mondo. Probabilmente ebbe origine negli Stati Uniti, prese quel nome perché la prima a scriverne fu la stampa di Spagna.
Tributo alla Grande guerra - I caduti della Pieve
A seguito della leva in massa dei giovani dai 21 ai 42 anni e che nel novembre fu estesa dai 18 ai 50. Vennero inviati al fronte all’incirca 55.000 trentini perlopiù nelle zone di combattimento della Galizia e sui Carpazi contro l'esercito russo. Violentissime le battaglie di Grodeck, Limanowa, Gorlice, Leopoli e Przemyśl. Il tributo di sangue dei trentini al termine del conflitto fu molto alto: 8.000 uomini caduti (secondo altre stime addirittura 10.500), 14.000 i feriti e tra i 12 e i 15mila prigionieri. La guerra, come si può immaginare, ebbe ripercussioni sulle popolazioni e anche nella pieve di Torra si piansero diversi morti. L’unica villa della Pieve che fu risparmiata dal tremendo tributo di sangue fu Tuenetto. MOLLARO 1. Alfredo Rollandini - venne dichiarato morto il 3 febbraio 1922 ai sensi della legge 01.03.1918 n°128, ignoto da oltre due anni. Nato a Santiago il 23 ottobre 1891 da Bortolo e Amelia Frasnelli non si conosce lo stato civile il grado e il reparto di appartenenza. Fu fatto prigioniero in Russia e dovrebbe essere morto nel marzo 1915; 2. Micheli Oreste - il 24 marzo del 1915 morì durante un furioso combattimento a Zaleszcyky in Bucovina. Nato il 20 gennaio 1877 da Felice e Virginia Prantil apparteneva al 3° reggimento bersaglieri 5° compagnia; 3. Chini Iginio - il 20 maggio 1915 cessò di vivere a seguito di una fucilata ai polmoni a Dorna Watra in Bucovina. Nato il 9 marzo 1883 figlio di Giovanni Battista e fu Colletti Giuseppa di professione contadino era sposato con Concetta Conci e padre di una figlia (Iginia); arruolato «infanterista» con la leva in massa. 4. Frasnelli Angelo – morì il 28 ottobre 1915 in seguito «agli strapazzi in guerra a Wissckirchen in Moravia all’ospedale di Wien». Nato il 30 gennaio 1880 da Angelo e Danieli Maria; celibe, di mestiere contadino; arruolato nel 2° Landesschützen Reg. leva in massa; 5. Chini Attilio – morì il 19 dicembre 1915 per «agghiacciamento dei piedi» presso l’ospedale di Belgrado. Nato il 10 maggio 1888 da Giovanni Battista e fu Coletti Giuseppa era celibe e fratello di Iginio caduto il 20 maggio dello stesso anno; reclutato presso il 14° Reggimento artiglieria da montagna; 6. Ilario Rollandini – presumibilmente morì il 26 dicembre 1915 a causa di tifo nella cittadina di Taskoe (Samara) prigioniero dei russi. Nato a il 24 gennaio 1883 da Quirino e Maria Marcolla era sposato con Anna Magnani e padre di una figlia Quirina nata il 2 maggio 1915; 7. Chini Guido - il 5 agosto 1916 si spense all’ospedale di Bohnic in Boemia. Nato il 16 settembre 1885 da Nicolò e Aurelia Conci era celibe di professione contadino-operaio. Ignote le cause della sua morte, riposa nel cimitero di quella città. Fu assoldato presso il 2° Reggimento Tiroler Kaiser Jaeger; 8. Tait Silvio - morì «per pazzia» il 4 maggio 1917 a Nagykallo in Ungheria. Nato il 2 maggio 1896 da Lorenzo e Luigia Gentilini, celibe. Partì per il fronte con la leva in massa; sono ignoti l’appartenenza e il grado; 9. Eugenio Endrizzi - morì di tubercolosi polmonare a Bolzano il 27 agosto 1917. Nato a Fai della Paganella il 16 settembre 1873 da Teodoro e Giuseppa Tonidandel svolgeva la professione di «prestinaio» a Mollaro. Sepolto nel cimitero di Mollaro, fu in seguito traslato nel cimitero militare di Bolzano St.Jakob; 10. Severino Frasnelli - il 1 marzo 1919 è dichiarato morto dalle autorità in quanto «in comune è ritenuto non sopravvissuto dopo quella data». Nato il 17 gennaio 1897 da Eugenio e Giulia Tenaglia dei Frasnelli «Ferari» di Mollaro non è noto il suo stato civile né con quale grado era arruolato;
DARDINE 1. Frasnelli Angelo - morì di tubercolosi nell’ospedale di Schwaz (città del Tirolo austriaco) il 16 aprile 1917. Nato il 2 settembre 1891 figlio di Bortolo e Giuliani Giustina, celibe, fu sepolto nel cimitero di Schwaz; arruolato con la leva in massa, lavoratore militarizzato; 2. Frasnelli Dante - cadde in data e per cause sconosciute. Nato il 7 marzo 1894 era figlio di Anna Frasnelli (ignota la paternità) pure è sconosciuto lo stato civile; 3. Menapace Alfonso - si spense a Przemysl (Galizia) per cause ignote il 25 ottobre 1916. Nato il 12 giugno 1877 da Giovanni e Tarter Violante era sposato e faceva il contadino. Fu arruolato nel 4° reggimento Bersaglieri; 4. Tarter Angelo - morì a causa di malattia il 6 novembre 1918. Nato il 21 ottobre 1890 figlio di Anselmo e Tarter Addolorata era sposato di professione contadino. Fu sepolto in località sconosciuta;
PRIO' 1. Brida Camillo - morì il 28 ottobre 1922 di tubercolosi contratta al fronte. Nato il 6 dicembre 1897 figlio di Agostino e Calliari Elvira; 2. Brida Candido - colpito da una granata sul campo di battaglia in Galizia morì il 16 novembre 1914. Era nato il 7 dicembre 1889 da Massimo e Brida Raimonda; 3. Brida Emanuele - morto per cause ignote il 12 maggio 1915 quando era in forze al 2° Landesschutzen Reggiment. Non reperito su N.i.T.; 4. Brida Massimo Fortunato - si spense per «dissenteria» all’ospedale militare di Feltre l’8 agosto 1918. Figlio di Agostino e Calliari Elvira era nato il 26 febbraio 1899; 5. Brida Theodor - morì sul fronte russo il 29 settembre 1914 a causa delle ferite riportate in battaglia mentre era arruolato nel 4° Reg. «Tiroler Kaisejaeger». Era nato nel 1882. (Non reperito su N.i.T.); 6. Ebli Ottavio - Data e luogo della morte sono ignoti; (Non reperito su N.i.T.); 7. Stinghel Giuseppe - Data e luogo della morte sono ignoti; (Non reperito su N.i.T.); 8. Stinghel Rodolfo – diede ultime comunicazioni di se nell’estate del 1916 è ignota la data della morte. Nato il 25 novembre 1879 da Giuseppe e Ossanna Barbara, non noti altri dati biografici; SEGNO 1. Chini Augusto - morì il 18 novembre 1914 in Galizia. Nato il 12 giugno 1879 figlio di Giovanni e Lucchi Massenza era sposato e padre di due figlie. Di professione contadino era in forze al 14 Battaglione Cacciatori; 2. Chini Carlo - spirò all’ospedale di Leopoli in Galizia il 28 agosto 1917 per “epidemia” e sepolto nel cimitero militare della città. Era nato da Clemente e Gaiardelli Giuseppa l’8 febbraio 1899 era arruolato nel 2° Reggimento «Tiroler Kaiser Jaeger» di stanza a Lemberg; 3. Chini Serafino - Disperso in Russia, la data presunta della morte 7 settembre 1917 a Kirsanov ignote le cause. Nato il 17 novembre 1879 figlio di Fiorenzo e Paternoster Caterina era sposato con Chini Carlotta e padre di cinque figli; 4. Lorandini Marco - morì l’11 maggio 1915 a Betta Mutonska nella Bessarabia per cause ignote e sepolto a Cranipotah ai confini con la Bucovina. Nato il 3 agosto 1882 da Carlo e Poda Teresa era sposato con Lorandini Rosina e padre di tre figli. Assoldato nel 2° Reggimento «Landesschutzen»; 5. Magnani Giovanni - Disperso in «Rumenia» si ebbero le sue ultime notizie dalle lettere inviate dal fronte russo nel 1917; secondo Marco Benedetto Chini, cultore di storia locale, morì nel 1918. Nato da Giuseppe (dei «Bagòzi») e Vegher Felicita il 30 novembre 1898 celibe; 6. Marcolla Raffaele - morì per cause ignote in Russia nel 1916; scrisse l’ultima volta il 2 giugno 1916 dalla prigionia russa. Figlio di Domenico e Chini Fede era nato il 16 luglio 1872; sposato con Maria Chini era padre di sei figli; TORRA - VION 1. Chini Pietro - Disperso in Romania scomparve il 26 ottobre 1916 secondo Marco Benedetto Chini morì nel 1918 per cause ignote. Nato da Leopoldo «Ziprian» e Rosetti Francesca il 23 febbraio 1875 era celibe; 2. Chini Pietro Giacomo Giovanni - morì in Bucovina nel 1917 per cause sconosciute; le ultime notizie sono della fine di giugno del 1916. Nato il 25 marzo 1881 da Giovanni e Lucchi Massenza era fratello di Augusto anch’egli caduto (nella lista di Segno); 3. Visintainer Basilio - fatto prigioniero in Russia dal 21 ottobre 1914 diede le ultime notizie di se con una cartolina datata 24 gennaio 1915 e inviata dall’ospedale di Minsk. Figlio di Carlo e Leonardelli Illuminata nato il 22 luglio 1891 di lui non si hanno altre notizie; 4. Lucchi Giuseppe - morto all’ospedale di Trento per scarlattina il 14 aprile 1916. Nato il 20 luglio 1886 da Giovanni e Polli Anna da Vion era sposato e di professione contadino. Lavoratore militare è ricordato a Rovereto: In pia memoria “[…] Luchi Giuseppe di Vion che adempiendo il suo dovere per la patria cadeva vittima d’infortunio lontano dai suoi addì 14-04-1916 nella ancor verde età di 49 anni”. VERVO' 1. Chini Giovanni - già invalido di guerra nella campagna di Russia morì di tubercolosi a Vienna il 26 giugno 1916 fu sepolto nel cimitero centrale della città. Nato il 22 settembre 1888 da Angelo e Visentin Orsola, era celibe e di professione contadino; era arruolato nel 2° battaglione Landesschutzen; 2. Chini Silvio - si spense nel giorno del suo compleanno nella casa natale il 2 giugno 1919 a causa della tubercolosi intestinale conseguenza della guerra. Figlio di Remigio e Nicoletti Giuseppa era nato il 2 giugno 1891, era celibe; 3. Conci Francesco - spirò il 30 luglio 1917 e sul registro dei morti è annotato: “…in seguito agli strapazzi si ammalò e tornato a casa morì di tubercolosi polmonare”. Era nato il 30 marzo 1880 da Battista e Betta Maria; era celibe, di professione minatore. Arruolato con la leva in massa; 4. Cristoforetti Albino - disperso in Galizia ignota la data di morte. Nato da Battista e Ossanna Caterina il 26 gennaio 1879 fu arruolato nel 2° Reggimento Cacciatori. Combatté prima in Serbia e poi in Russia e qui scomparso dal 13 luglio 1916. Risiedeva a Laivez (BZ); 5. Cristoforetti Valeriano - disperso in Galizia ignoti la data e il luogo della morte. Nato il 5 agosto 1896 da Battista e Mimiola Celesta non si hanno altre informazioni; 6. Gottardi Alberto - morte presunta dichiarata dal Regio tribunale civile e penale di Trento il 1 marzo 1917 (altra fonte 7 settembre 1914); morì in battaglia in Galizia. Nato da Valentino e Sandri Maria il 31 settembre 1892 era celibe quando fu assoldato nel 2° Reggimento «Tiroler Kaiser Jaeger»; 7. Gottardi Alfonso - disperso in Russia. Alfonso detto «Nòf» era nato il 17 luglio 1873 da Francesco e Gottardi Maria; era celibe di professione negoziante; 8. Gottardi Giuseppe - morì per tifo il 9 marzo 1915 nell’ospedale di Göding (Moravia) fu seppellito nel cimitero cattolico di quella città. Soprannominato «Tompio» era nato il 7 ottobre 1888 da Pietro e Francisci Pacifica. Era celibe e sagrestano di Vervò. Fu arruolato nel 2° reggimento «Landesschutzen» e impiegato per sei mesi nei combattimenti sul fronte russo; 9. Gottardi Giuseppe - di ritorno dalla prigionia in Russia morì il 21 dicembre 1916 di peritonite nell’ospedale di Milano. Nato il 23 settembre 1881 Giuseppe detto «Zanco» era figlio di Francesco e Bergamo Angelina; era sposato con Gottardi Brigida dalla quale ebbe tre figli; 10. Gottardi Massimo - morì il 27 maggio 1917. Nel «Tiroler Ehrenbuch» è così ricordato: «In seguito agli strapazzi fu colpito da tubercolosi polmonare e dopo esser passato per vari ospedali morì nell’ospedale di riserva a Kremsier in Moravia». Era nato da Francesco e Sembianti Anna il 17 novembre 1876, sposato con Pollini Anna e padre di due figli; di professione contadino fu assoldato nel 2° Reggimento «Tiroler Kaiserjaeger»; 11. Sembianti Augusto - morì il 20 ottobre 1918; minatore militarizzato lavorò sullo “Schneeberg” (Monte Neve) ove s’ammalò, convalescente nella casa natale a Vervò, si spense a causa della broncopolmonite. Nato il 10 ottobre 1888 da Giovan Battista e Nicoletti Monica era celibe. 12. Sembianti Cipriano - ignoti data e luogo di morte. Cipriano detto «Tortolin» era nato il 29 settembre 1872 figlio di Michele e Dalpas Maria, era sposato con Tenaglia Maria. 13. Strozzega Severino – morì il 9 novembre 1914 nell’ospedale F.Giuseppe di Vienna a causa del colera asiatico; fu sepolto nella tomba d’onore del cimitero di Vienna. Nato il 20 gennaio 1874 da Giacomo e Marinelli Annunziata di professione falegname, era sposato dal 10 maggio 1909 con Abram Candida e risiedeva a Merano. Arruolato nel 3° Reggimento «Tiroler Kaiserjaeger»; 14. Zenner Dario – morì di tifo il 1 gennaio 1915 all’ospedale militare di Trento. Nel registro dei morti è annotato: «Richiamato il 31 luglio 1914 fu mandato in Galizia. In dicembre era a Trento ed in seguito degli strapazzi prese il tifo. Morì all'ospedale militare delle caserme Madruzzo e fu sepolto nel cimitero di Trento». Nato a Moena il 16 agosto 1889 da Pietro e Sommavilla Orsola, risiedeva a Vervò. Celibe, studente. Assoldato nel 14° Reggimento Artiglieria da montagna; 15. Zenner Paride – morì il 6 ottobre 1918. Nel libro dei morti si legge: «Cannoniere con tre anni di servizio […] più volte decorato, morì sul fronte italiano presso Passo della Borcola colpito da una granata nel momento in cui abbandonava la sua posizione per recarsi alcuni giorni di permesso a Vervò». Nato il 16 gennaio 1891 a Sover da Pietro e Sommavilla Orsola, fratello di Dario, era celibe. Arruolato come cannoniere svolse tre anni di servizio effettivo e quattro anni al fronte, fu pluridecorato per diversi atti di valore; Tra il migliaio di trentini che optarono di combattere nelle fila italiane, c'erano anche gli irredentisti nonesi che furono arruolati nel corpo degli Alpini. Le sorti della guerra, dopo la sconfitta dell’Austria sul Piave, fecero sì che l’irredentismo, il movimento che esprimeva l’aspirazione a liberare le terre soggette al dominio austriaco, avesse un largo seguito perlopiù tra i giovani appartenenti alle classi più istruite, che vedevano nell'Italia la strada per l'emancipazione del popolo trentino. Quando già si osservava il disfacimento dello stato asburgico, nel 1918, il senatore Enrico Conci, la cui famiglia era originaria di Mollaro, fervente filo-italiano, pronunciò a Praga un discorso a sostegno delle nazionalità oppresse. Il discorso di Praga è del maggio 1918 e suscitò grande entusiasmo in tutti i popoli non tedeschi della monarchia. Riportiamo un passaggio di quella perorazione:
«È l’augurio di un perseguitato ai perseguitati del rappresentante di una nazione oppressa gemente ancora sempre sotto gravi compressioni; possa il ruggente leone czeco presto accovacciarsi tranquillamente, soddisfatto del suo trionfo».
Il discorso procurerà a Enrico Conci la destituzione da vicecapitano provinciale.
Il 3 novembre 1918 fece il suo ingresso nella città di Trento il 14° Cavalleggeri di Alessandria e successivamente, dopo quasi un anno di governatorato militare, con la firma del Trattato di Saint Germain en Laye avvenuta il 10 settembre 1919 i comuni appartenenti all’Impero austro-ungarico delle provincie di Trento e Bolzano furono annessi al Regno d’Italia (G.U. 1920 n. 232). Per alcuni fu il compimento del sogno irredentista, per altri iniziò un periodo di perplessità e incertezza se non di contrarietà. La ratifica del Trattato da parte del Parlamento Italiano fu comunque ritardata e la legge d’annessione fu promulgata un anno dopo il 26 settembre 1920. Al termine della Grande guerra con la sconfitta dell’Impero austro-ungarico e la conseguente annessione del Trentino all’Italia, per tanti trentini, specie dei ceti più colti, il passaggio all’Italia era stata una conquista. E tuttavia per tanti altri non fu così. Già la denominazione di Venezia Tridentina era stata considerata infelice (anche per gli stessi irredentisti) e sotto la cenere covava la preoccupazione di perdere la secolare autonomia che si opponeva nettamente al centralismo statale del Regno. Manifestazioni di approvazione, ma anche di dissenso per l’annessione, avvennero anche nei paesi della Pieve come è dimostrato da diversi articoli apparsi sul giornale degasperiano «Il nuovo Trentino» già a partire dal 1918. Ora il Trentino dopo parecchi decenni di governo asburgico era sottomesso al Regno d’Italia che in quegli anni espresse una serie di governi provvisori, periodo durante il quale tutti i partiti presenti in terra trentina concordavano sulla necessità di mantenere in vita l’antica autonomia provinciale (tra i politici trentini più attivi sulla rivendicazione dell’autonomia provinciale si distinsero Alcide De Gasperi e il senatore Enrico Conci). I governi romani Nitti, Giolitti, Bonomi e Facta dettero sostanziali assicurazioni sul mantenimento dell’impianto autonomistico, non così il fascismo.
Enrico Conci da Mollaro esponente dell'irredentismo trentino
Giuseppe Lucchi (1889-1970) da Mollaro
Emanuele Covi (1881-1926) da Tuenetto
Notifica della morte di Attilio Chini da Mollaro
Soldati della Pieve impiegati sul fronte della Galizia 1914 (foto arch. Daprai L.)
Ricordo di un gruppo di prigionieri trentini e triestini nelle miniere a Karabas nei monti Urali 1915/1918Di Dardine: TARTER Luigi fu Tobia, TARTER Albino, DOLZAN Celeste, SANDRI Virginio (foto R.Pinter)
Statuetta in fusione di zinco, con iscrizione sulla base «Eisener Blumenteufel Innsbruck 1915», «Johann Enrich, In favore delle vedove e degli orfani dei tirolesi caduti». Fu assegnata a Attilio Chini (1888-1915) da Mollaro che morì nell’ospedale di Belgrado per “agghiacciamento ai piedi”.
Ricordo delle manovre imperiali in Valle di Non (Sudtirol) nel 1905. Soldati della Prima Guerra Mondiale della Pieve (Sconosciuti).
Chini Tullio da Mollaro (1889-1977), autore di un diario di guerra. Sisinio Melchiori calzolaio da Tuenetto (1876-1952) Standschützen.
Il Fascismo Il 28 ottobre 1922 con la celebre “Marcia su Roma” Benito Mussolini ricevette dal Re Vittorio Emanuele III l’incarico di formare il Governo. Il 21 gennaio 1923 fu istituita la Provincia di Trento comprendente anche Bolzano, Merano e Bressanone. Il 18 febbraio dello stesso anno entrò in vigore la legge comunale italiana che cancellava le antiche libertà dei comuni tirolesi. Nel luglio dello stesso anno con il contributo dell’irredentista roveretano Ettore Tolomei iniziò il processo di assimilazione e italianizzazionedei territori già tirolesi. Il provvedimento legislativo del febbraio 1926 istituì le nuove funzioni di Podestà della Consulta municipale, organismi non elettivi, ma nominati dal governo con la motivazione ufficiale della mancanza di servizi e mezzi per provvedere in maniera conveniente ai pubblici servizi (a giudizio di diversi storici il vero motivo era quello di sopprimere ogni autonomia possibile, per non compromettere il potere totalitario del regime. Con questo intervento d’imperio si ebbe l’aggregazione di tantissimi comuni trentini che passarono da 366 a 127 distruggendo un’articolazione che costituiva l’elemento basilare della vita comunitaria. Quella sorte toccò anche ai comuni della Pieve che furono aggregati nel Comune di Taio e com'è ovvio ne è coinvolto anche il Comune di Tuenetto. Il 28 maggio 1926 il sindaco cessante, Melchiori Teodoro, consegna l’ufficio comunale al Podestà del nuovo Municipio di Taio Reich Emilio. La fine formale del Comune di Tuenetto ebbe effetto con il Regio Decreto 2977 del 29 novembre 1928, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.7 del 9 gennaio 1929. Il fascismo negli anni seguenti pervase in ogni suo aspetto la vita dei cittadini e non era permessa alcuna opposizione, tranne in qualche caso sporadico, anche a causa del carattere remissivo della popolazione e il basso grado d'istruzione della grande maggioranza.
Tessera del Dopolavoro
Benito Mussolini
La seconda guerra mondiale 1940-1945 Il secondo conflitto mondiale fu considerato dalla popolazione una guerra estranea nonostante gli strenui tentativi del regime di educare soprattutto i giovani al militarismo. Dopo il 10 giugno 1940, data dell'entrata in guerra dell'Italia, molti giovani compresi quelli di Tuenetto e Mollaro partirono per i vari fronti, soprattutto in direzione di quello balcanico. I disagi della guerra culminarono con l’invio degli alpini in Russia il cui destino fu catastrofico. Per fortuna a nessuno dei giovani di Tuenetto toccò di essere spedito a combattere su quel fronte. Caduto il fascismo nel 1943, in alta Italia si instaurò la Repubblica di Salò, ma non nella nostra regione. Con ordinanza di Hitler del 10 settembre fu costituita con Belluno la zona di operazione Prealpi (Alpenvorland) divenendo a tutti gli effetti una provincia del Reich. Se dopo la prima guerra a pagare il prezzo più alto in termini di caduti fu Mollaro, nella seconda i richiamati mollaresi furono tutti risparmiati. Fu Tuenetto invece a contare due vittime: Melchiori Giorgio Ermanno (1910-1942) caduto mentre svolgeva il servizio nel Corpo dei Pompieri a Roma e Melchiori Alfredo (1916-1953) deceduto in seguito alle ferite subite nei combattimenti al fronte.
Soldati di Tuenetto nella seconda guerra mondiale Nel 1940, anno della dichiarazione di guerra all'Inghilterra e alla Francia da parte di Mussolini, il cittadino italiano, iscritto nelle liste di leva al compimento del 18º anno di età diventava soldato e da quel giorno incombeva su di lui l’obbligo militare. Il servizio di leva poteva anche essere prestato come “ausiliario” presso le varie forze armate italiane e forze di polizia italiane: ad esempio in qualità di carabiniere ausiliario, come agente della Polizia oppure in qualità di Vigile del Fuoco (come fu per Giorgio Ermanno Melchiori). All'entrata in guerra dell'Italia l'esercito italiano poteva contare su 300mila reclute delle classi 1919 e 1920 e 563mila soldati di leva. Durante il conflitto furono richiamati anche i nati nel 1916 e aliquote delle classi tra il 1910 e il 1915. Questi i giovani di Tuenetto che parteciparono alla seconda guerra mondiale dal 1940 al 1945: MELCHIORI ALFREDO di Abramo nato il 17 dicembre 1916 di professione contadino, fu arruolato nell’Arma degli Alpini con il grado di Allievo Ufficiale (corso AUC) inquadrato nell’11° Reggimento Alpini, Divisione Pusteria, Battaglione “Trento”, 144 a Compagnia, sciatore fuciliere. Combatté sul fronte occidentale, (Francia) sul fronte greco-albanese e nei Balcani (Montenegro) e in madrepatria. Sbandato all’armistizio del settembre 1943 in territorio nazionale, rientrò in Trentino. Riportò una ferita nei combattimenti sostenuti sul fronte greco-albanese il 18 aprile 1941. Morì per causa della ferita e fu dichiarato caduto di guerra. Ebbe la decorazione della Croce al merito di guerra. MELCHIORI ANSELMO fu Giuseppe nato il 4 maggio 1921, di professione contadino fu arruolato nell’Artiglieria Alpina con il grado di Alpino, inquadrato nel 2° Reggimento artiglieria alpina, Divisione Tridentina, quindi nel 4° Gruppo alpini Valle, infine nel 6° Reggimento artiglieria alpina, Divisione Alpi Graje, Gruppo Vicenza, servente presso il deposito di Rovereto. Fu inviato sul fronte italo-jugoslavo, in Montenegro e fu impiegato nella Difesa costiera in Liguria. Sbandatosi in territorio nazionale in seguito all’armistizio rientrò in Trentino. Fu decorato con la Croce al merito di Guerra. MELCHIORI BRUNO fu Romano nato il 24 novembre 1920, contadino, prestò servizio come soldato semplice nell’arma di Fanteria, nel 67° Reggimento fanteria, Divisione Legnano, fuciliere assaltatore. Combatté sul Fronte occidentale (Francia), sul Fronte greco-albanese. Partecipò alla guerra di liberazione in territorio nazionale inquadrato in reparti dell’Esercito del Regno del Sud. Fu insignito della Croce al merito di guerra. MELCHIORI DARIO fu Giuseppe nato il 10 luglio 1914 contadino, arruolato negli Alpini Granatieri, 3° Reggimento Granatieri, Divisione Forlì, combatté sul territorio nazionale e partecipò alla campagna di Grecia. Fu congedato nel marzo 1943. Si fregiò della Croce al merito di guerra. MELCHIORI GIUSEPPE fu Rocco nato il 18 marzo 1913 di professione panettiere, fu arruolato come soldato semplice e successivamente promosso Caporale. Destinato dapprima a vari servizi in seguito fu assegnato al 24° Gruppo artiglieria contraerea da 75/51. Combatté in territorio metropolitano e nella difesa contraerea. Sbandato all’armistizio del settembre 1943 in territorio nazionale rientrò in Trentino. Fu decorato con la Croce al merito di guerra. MELCHIORI MATTEO fu Romano nato il 23 marzo 1915, contadino, soldato semplice nell’arma di Fanteria, 18° Reggimento Fanteria Divisione Acqui. Combatté sul Fronte occidentale (Francia) e sul Fronte greco-albanese. Riportò il congelamento di secondo grado ai piedi nei combattimenti sostenuti sul fronte greco-albanese il 23 dicembre 1940 e pertanto fu rimpatriato. Riformato, fu congedato nel dicembre 1941. MELCHIORI QUIRINO LUIGI fu Rocco nato il 26 settembre 1914, di professione manovale, fu arruolato come soldato semplice nell’Arma dei Granatieri, 3° Reggimento, Divisione Forlì. Fu impiegato sul territorio metropolitano e sul Fronte greco-albanese. Riportò congelamento alla mano sinistra con disfunzionalità delle ultime quattro dita nei combattimenti sostenuti sul fronte greco-albanese nel febbraio 1941 e fu poi rimpatriato. Riformato, si congedò nel febbraio 1942. Fu insignito della Croce al merito di guerra. MELCHIORI SILVIO fu Sisinio nato il 18 agosto 1921 di professione contadino, fu arruolato nell’arma di Fanteria. Inizialmente inquadrato nel 231° Reggimento fanteria Divisione Brennero nel deposito di Bressanone come fuciliere assaltatore, fu destinato successivamente al 129° Reggimento fanteria Divisione Perugia, quindi al 47° Reggimento fanteria Divisione Ferrara; successivamente venne arruolato nella Sanità alla 9a Compagnia di Bari, poi ancora nel Quartier generale del Comando territoriale di Bari presso il Centro alloggio n.1 ed infine destinato al Campo affluenza complementi di Frosinone. Fu inviato sul fronte balcanico in Montenegro e Croazia e poi in Albania e infine sul Fronte italiano. Partecipò agli scontri svoltisi in Albania contro i tedeschi al momento dell’armistizio (9-22 settembre 1943) fino al rimpatrio per malattia. Nel settembre 1943 contrasse ittero catarrale diagnosticato dall’Ospedale militare di Bari. Partecipò alla guerra di liberazione inquadrato in reparti dell’Esercito del Regno del Sud. MELCHIORI TEOFILO fu Pietro nato il 14 ottobre 1917, contadino fu arruolato negli Alpini col grado di soldato semplice e successivamente fu promosso a Caporale. Fece parte del 11° Reggimento alpini, Divisione Pusteria, Battaglione “Trento” come marconista. Combatté sul fronte occidentale, sul fronte greco-albanese, in Montenegro e sul territorio occupato di Francia. All’armistizio del settembre 1943 sbandato in territorio francese rientrò a Tuenetto. Fu decorato con la Croce al merito di guerra. CASAGRANDE IGINIO fu Pietro nato il 16 gennaio 1917 contadino, arruolato nell’Arma di Fanteria con il grado di soldato semplice. Prestò servizio come calzolaio presso il Quartier generale dell’11° Corpo d’armata. Combatté sul Fronte italo-jugoslavo e sul territorio metropolitano. Sbandato all’armistizio del settembre 1943 già in licenza di convalescenza a Tuenetto. MELCHIORI GIORGIO ERMANNO fu Rocco nato il 27 gennaio 1910, contadino presentata la domanda di arruolamento presso il Corpo dei Vigili del Fuoco, venne destinato nella caserma di Grottaferrata vicino a Roma. Cadde nell’esercizio del suo servizio il 5 settembre 1942. Fu dichiarato Caduto di Guerra. CASAGRANDE VITTORIO fu Pietro nato il 24 settembre 1911 arruolato in Fanteria fu inviato sul fronte occidentale (Francia) successivamente sul fronte Greco-Albanese e poi ancora in Francia. Sbandato dopo l’8 settembre 1943 fece ritorno in paese. MELCHIORI ENRICO fu Sisinio nato il 14 settembre 1910, contadino, richiamato nel Corpo degli Alpini nel 9° Reggimento Alpini, 59° compagnia fece parte nell’aprile del 1939 del Corpo di Spedizione Oltre-Mare Tirana (OMT) in occasione dell’occupazione dell’Albania. Fu congedato il 4 febbraio 1940. MELCHIORI MARINO fu Pietro nato il 21 settembre 1910 partecipò agli scontri sulla frontiera Greco-Albanese. Prese parte alla Guerra di Liberazione nei reparti del Regio Esercito del Regno del sud. Tratto dal sito Trentino Cultura: Archivio del '900 trentino / I militari Trentini nella seconda guerra mondiale
Sul territorio della Pieve durante il periodo bellico, erano presenti due stabilimenti di guerra: la «Miniera san Romedio» che produceva ittiobenzine e la «Paravinil» che fabbricava articoli in gomma beni che, l’economia di guerra ricercava in modo particolare. Queste industrie rappresentarono la via di scampo dal fronte per tanti giovani. Un impatto alquanto rilevante per le comunità della Pieve lo ebbe un aggregato di baracche-magazzino allestito sul pianoro tra Mollaro e Sabino che tuttora è identificato col toponimo “zó a la spèr” (da Albert Speer, architetto personale di Adolf Hitler e dal 1942 ministro per gli armamenti del Reich). In questo baraccamento erano stanziate circa 300 persone tra soldati della Wermacht e prigionieri che nelle ore di libera uscita (nel pomeriggio dopo le 17), salivano a Mollaro e barattavano coperte e utensili con del lardo. Improvvisamente l’accampamento venne abbandonato lasciando strumenti da lavoro ed armi che finirono in ogni casa. Le baracche vennero smontate e usate per fare legna e i veicoli lasciati vennero riconvertiti in mezzi agricoli (testimonianza di Silvio Chini di Segno classe 1928 su L’Adige del 24 dicembre 2017). Il fenomeno della Resistenza nel Trentino fu abbastanza contenuto, tuttavia formazioni partigiane armate e organizzate militarmente in grado di impegnare il nemico, possono considerarsi proprio quelle della valle di Non (insieme a quelle della valle di Fiemme - Val Cadino). In ogni caso le testimonianze che abbiamo raccolto su questo fenomeno sono pressoché tutte improntate sulla grande apprensione con la quale erano accolte dalla popolazione le azioni partigiane per via delle possibili rappresaglie delle armate tedesche. A Tuenetto, oppositore al fascismo, fu Pietro Melchiori di Costante («Masador»), nato nel 1877 contadino, di colore politico "socialista" finì schedato nel Casellario Politico Provinciale. Giorgio (Dante) Prantil (1916-1984), nato a Mollaro, maestro elementare e impiegato presso la Miniera san Romedio è iscritto con la qualifica di "partigiano" negli archivi dell'A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani Italiani). Don Remo Frasnelli è presente con un fascicolo nell'elenco della Commissione provinciale Patrioti di Trento. Finite le ostilità riprese la vita politica con in primo piano il referendum tra Monarchia e Repubblica del 2 giugno 1946 che assegnò al Trentino Alto Adige il primo posto tra le regioni simpatizzanti per la Repubblica con 192.204 voti (l'85% degli elettori) contro i 33.946 voti, il 15% espressi per la Monarchia. Contemporaneamente si tenne la votazione per l'elezione dei membri dell'assemblea costituente. A rappresentare il Trentino alla Costituente 4 deputati, tre della Democrazia Cristiana, Alcide de Gasperi, Elsa Conci e Luigi Carbonari, di parte socialista Gigino Battisti (figlio di Cesare ed Ernesta Bittanti).
Retorica bellica del regime fascista
Ermanno e Alfredo Melchiori caduti di Tuenetto
Melchiori Enrico (1910-1999), (terzo da sx in piedi) in Albania nel 1940
Melchiori Teofilo sul fronte francese e Silvio (Sisinio) in servizio a Perugia
A sinistra Vittorio Casagrande a destra Enrico Melchiori e Silvio Chini «Silviòti» in partenza per l'Albania
La località «Sper» a sud di Mollaro ove sorgevano i magazzini della Wermacht
Armadietto in uso ai militari di stanza alla Speer.
Tanica metallica per carburante marchiata "Wermacht" recuperata alla Speer
Elsa Conci fu una delle poche donne che partecipò all'Assemblea costituente